La Parola della Domenica di Pasqua - 20 aprile 2014

Giovanni, nel brano del vangelo, si autodescrive come colui che “vide e credette” e non come colui che “capì”… Credere è un dono fatto all’anima per il quale quotidianamente ringraziare, laddove invece voler capire (nel senso di esigere delle spiegazioni plausibili del mistero cosmico della vita) attiene alla presunzione dell’animo umano. Questo potrebbe suggerirci qualcosa circa il nostro comportamento di “credenti”… Credenti “a prescindere” o credenti “postumi”, credenti dopo aver visto il miracolo (magari narcisisticamente applaudendo a noi stessi per essere riusciti a sfilarglielo) o credenti “preventivi” (stupiti di sentire risuonare tra le pareti dell’anima quella soave carezza “la tua fede ti ha salvato”… Stupiti e magari ancora in grado di sussurrare a Gesù la richiesta di un ulteriore “miracolo”, quello di un accrescimento di fede…). In questo senso la Pasqua è la festa per eccellenza per la gioia dell’anima. In questo senso, Pietro e Giovanni, stupiti dal vuoto del sepolcro non persero tempo a chiedersi “come” potesse essere accaduto, ma accettarono “che” fosse accaduto e basta, non corsero in questura a “denunciare” il fatto, ma presero ad andare ovunque ad “annunciare” l’evento… rischiando la pelle. E già risuonava nelle orecchie della loro anima il ritornello: “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”, ritornello che non attiene ad una logica di sadismo o di vendetta ma alla divina logica del mistero, unico cibo capace di saziare gli appetiti dell’anima. Più la mente rimane a bocca asciutta più l’anima si sazia di Dio.

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Nome File la Parola della domenica di pasqua -20 aprile 2014.pdf Dimensione File 63 Kilobytes Tipo File pdf (application/pdf) Caricato il Sunday, 18 May 2014 Autore Domenico Zagaria Modificato il Tuesday, 27 May 2014