CANOSA-Si celebra oggi la 55• «Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali)). «Comunicare incontrando le persone dove e come sono)) è il tema che Papa Francesco ha sottolineato nel suo messaggio, rivolgendosi a coloro che «quotidianamente
vivono nel mondo della comunicazione».
Ma come i media e, più in generale, la «rete» ha cambiato le relazioni interpersonali e come un cattivo uso degli strumenti dì comunicazione finisce per creare opinioni anche distorte e fuorvianti?
Ne parliamo con mons. Felice Bacco, direttore dell'Ufficio Diocesano per le Con1unicazioni Sociali, della Diocesi di Andria, Canosa e Minervino. «Non sono un grande ammiratore di Facebook, ancora meno lo frequento, né ho un mio "profilo". Tuttavia, apprezzo e sono pienamente consapevole delle straordinarie possibilità che Internet offre anche se, come avviene per le molte opportunità che la tecnologia mette continua1nente a nostra disposizione, è di fondamentale importanza la loro corretta utilizzazione » ci dice mons. Bacco.
Poi prosegue: «Umberto Eco, negli anni in cui la tecnologia digitale si diffondeva e veniva recepita in ogni angolo del pianeta, dopo aver ricevuto a Torino la Laurea honoris causa in "Comunicazione e Cultura dei Media", disse: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere dì vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E' l'invasione degli imbecilli". Era il lontano, mica tanto, anno 2015; chissà se lo ribadirebbe ancora oggi! Si riferiva evidentemente al florilegio di giudizi, alla gara di insinuazioni, consensi e dissensi, accuse su fatti e persone, concentrati in frasi semplici, non sempre grammaticalmente corrette e sintatticamente composte, prive di
cognizioni dì causa, buttate lì solo per partecipare, essere del gruppo, magari sparandola grossa!)).
«Mi hanno inviato -prosegue mons. Felice Bacco - purtroppo, su WhatsApp i commenti di "illuminati e scafati" opinionisti da tastiera, quali evidentemente credono di essere, circa la notizia della riduzione del dieci per cento degli stipendi dei cardinali, voluta da Papa Francesco. Giustifico il "purtroppo" perché avrei preferito non leggerli e mi chiedo la ragione per cui abbiano sentito la necessità di informarmene.
Nella maggior parte dei casi sono un minestrone di banalità e luoghi comuni, che francamente irritano, sia per la stupidità e ovvietà di alcune accuse, che per l'atteggiamento di arroganza
e presunzione di coloro che le hanno chattate. "Dagli all'untore!", scriveva Manzoni, raccontando e descrivendo i lontani gìorni della peste a Milano; oggi Caparezza canta: "Io sono l'untore e quando si fa buio io spunto come un fungo, ungo dove giungo"».
((I commenti personali, che accompagnano insinuanti la notizia, sono del tipo: "E' solo propaganda da parte del Papa!", o "La Chiesa, con tutte le ricchezze che ha, poteva fare di più", o ancora "solo ora il Papa si accorge che i preti sono ricchi?", e, di rimando, "Papa Francesco è un populista", seguiti da un'ampia selezione di altre battute da stadio. La stessa reazione e, manco a dirlo, gli stessi commenti di dissenso e di critica, hanno suscitato in molti
commentatori online, le parole pronunciate dal Papa in piazza San Pietro durante la preghiera dell'Angelus: "E' il momento della vergogna ... centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto"».
Mons. Bacco continua: ((Il giornalista e storico Indro Montanelli sosteneva che "smentire una notizia significa darla due volte", nel senso che, tra i principi cardine della comunicazione di massa, c'è
quello secondo cui, la replica ad una notizia, ne produce, in realtà, l'amplificazione, aprendo la stura a un diluvio di ovvietà e luoghi comuni che sposano benissimo la stupidità e l'ignoranza dì chi li imbastisce con l'atteggiamento di arroganza e ignorante presunzione di chi li condivide. Si afferma da più parti: la libertà del web è sacrosanta, quindi illimitata! Cosa vuol dire? Che tutti, ignorando, possono pontificare su ciò che non sanno? Che tutti hanno capito come va la vita e che "a me non la si fa?” Che tutti possono pensare male dell'altro perché tale atteggiamento è l'antidoto all'ingenuità, mentre la scaltrezza e la cattiveria permettono sempre dì affermare che "il re è nudo"? La libertà illimitata giustificherebbe, quindi, e permetterebbe ogni forma di cattiveria sulla base dell'assioma: "io dico sempre quello che penso", come se sia sempre una virtù dire tutto ciò che passa per la mente, senza alcun filtro, senza alcuna responsabilità, né pudore!» «Già, il "pudore", cos'è? - conclude - Chi lo considera
ancora una qualità dell'anima, un disagio interiore? Un tempo le cattiverie costruite senza alcuna prova dì veridicità sulle persone, erano definite "giudizi temerari", oggi passano per furbizia e
scaltrezza. C'è veramente un gran bisogno di formazione all'uso dei social, di riscoprire il peso delle parole, sia per i giovani che per gli adulti! C'è un grande bisogno dì cultura, di pensare e praticare un'ecologia della comunicazione, se non vogliamo che queste potenti e straordinarie possibilità che la tecnica e il progresso ci offrono, producano un imbarbarimento sociale e un individualismo ottuso che offusca la bellezza dei rapporti interpersonali, la pienezza spirituale che ogni persona conquista con il gesto dell'accoglienza e con il rispetto dell'altro)).